Volare

15 gennaio 2014

Da aprile Ryanair avrà un nuovo volo: Manchester – Bologna.

Sono felice.

Ma soprattutto sono meravigliata di quanto questa notizia abbia scolpito la mia giornata.
Con la mente, con le mail, con i messaggi su Whatsapp oggi ho già volato.

Ho chiamato i miei amici di Bologna e quelli della costa adriatica, ho programmato mentalmente i weekend, le passeggiate sotto i portici, le cene all’osteria, le dormite sui divani.

Ho sognato gli abbracci all’aeroporto con chi non vedo da mesi, da anni; i viaggi sulla A14 guardando il mare, le pause caffè all’autogrill, il fischio del treno che mi porta a casa.

Ho immaginato gli arrivi a Manchester dei miei amici e ho sognato che avvenissero 2-3 volte all’anno e di incentrare le nostre chiamate Skype sul programma di una gita insieme anziché sul racconto di giornate spese con un mare e molte montagne a separarci.

Ho ritrovato i miei sentimenti più veri, quelli nascosti sotto il velo di quotidianità dei miei giorni a Manchester, di una vita che sì, è normale, ma ne nasconde una eccezionale alla quale appartengo molto di più.

Volare - Domenico Modugno

Volare – Domenico Modugno

altalena

E nello specifico, lo è la mia vita! Un pendolo, dico.

In Inghilterra, poi in Italia. BBC News e poi RaiNews24. Pioggia e poi a spasso senza cappotto. Concerto degli Everything Everything e poi SanRemo. Il tè delle 5 e le olive fritte di mezzodì.

Oscillo, sono instabile. Sono stanca, ma almeno non mi annoio. Ho passato un sacco di tempo di Italia. Pure un sacco di tempo in Inghilterra. E ultimamente i miei voli sono molto frequenti. Oggi sono a Manchester, ma ho appena comprato un altro biglietto per Roma.

E’ stato difficile riprendere a scrivere qui. Non posso scrivere della mia vita inglese quando sto in Italia, perché non me la ricordo, non ne rimane niente appena varco il confine, sparisce. Ma sono stata in Italia a lungo e quando sono rientrata c’è voluto un po’ per capire bene dove mi trovassi.

L’horror vacui mi stava bloccando e non riuscivo a ritrovare il filo del discorso.  “Che ne so, magari è rimasto da qualche parte, incastrato sui sedili di un volo Ryanair“, mi dicevo.

Invece no. Era qua nella tastiera dal computer, dove è sempre stato.
Insomma l’ho ritrovato e ho un sacco di cose da raccontare e ricordare.

Come il Natale più lungo della storia. In cui ho soprattutto mangiato, ma anche ritrovato il mio lessico familiare e mi sono sentita in pace.

Come i concerti che ho visto nelle ultime settimane, che mi hanno gasato e mi hanno fatto rinnovare la consapevolezza che non c’è uscita migliore della serata musica dal vivo.

Come l’aver sognato il mio primo amico immaginario, che si chiama Bobo Liuzi e fa l’architetto e ha 50 anni e un fisco rotondetto e che è una mia totale invenzione, visto che manco google ne aveva traccia, prima che io dedicassi a lui il mio profilo su Anobii.

Come l’aver riflettuto su come dopo tutto, benché faticoso, è bello avere tanti posti dove ci si sente a casa. E scoprire come il concetto di casa sia diverso da un posto all’altro.

Come l’aver scoperto, tentando di infilarmi un vestito, che tutte quelle olive fritte fanno veramente ingrassare, a dispetto di quell’aspetto innocente e di quel profumo sexy.

Insomma il materiale c’è. La tastiera funziona. La testa, pare, pure. Dunque direi che questo blog è ufficialmente redivivo. E che frutterà presto, anche sotto la neve.

Ho detto presto. Non oggi però, perché devo andare a cena dall’amica N., in una di quelle case di cui sopra, che sta sotto un cielo mancuniano, ma è un posto familiare lo stesso, a modo suo.