Business meeting

28 giugno 2014

Excuse me?????
(Io, sempre più perplessa)

Metto il business suit e vado.
E’ un’altra di quelle giornate di lavoro cui non vorrei partecipare. Alta uniforme, borsa piena di biglietti da visita e sorriso stampato in faccia. Tutto finto. Ma lo devo fare e allora ho un piano per fare velocissimo.

Mi sono preparata, ho studiato i partecipanti nei giorni precedenti e ricordo i nomi di quelii con cui voglio parlare. Speriamo non siano insopportabili.

Parto.
L’insesatezza di tutta questa situazione inizia a palesarsi appena metto piede fuori di casa. E alla fine, mi dico, è giusto così. Dovrei stare coi piedi nella sabbia, ma non sono riuscita a creami quel tipo di vita. Ho i piedi in scarpe scomode, guardo un cielo di nuvole, è colpa mia e mi merito tutto.

Salgo sul taxi, dico l’indirizzo e il tassista mi dice che non sa dove sia questo posto.
E’ per questo che hai il navigatore no?
No. Dobbiamo fare due telefonate ciascuno prima che lui capisca la strada.
Mi merito tutto.

Arrivo all’incontro con la capa, salgo sulla sua macchina e lei, orgogliosa, mi dice di sapere il percorso. C’è già stata un sacco di volte, in una mezz’ora saremo sul posto.

Usciamo da Manchester e iniziano i viali alberati, poi i prati verdi, poi l’aperta campagna. Sono perplessa. Ho come la sensazione che questo centro conferenze di fama internazionale non possa davvero trovarsi così fuori mano.
Sicura che ti ricordi la strada?
Ma certo

Piccoli fiumiciattoli, case di mattoni, pecore al pascolo. Mi merito tutto. Superiamo un trattore, dei cumuli di fieno e un signore col Barbour e gli stivaloni di gomma. Questa zona mi pare un po’ troppo rurale. Una volpe ci attraversa la strada.
Prima che passino pure trecento cacciatori a cavallo con giacca rossa più il nonno del piccolo Lord, decido di intervenire. Consulto il navigatore, il quale mi ride in faccia e mi dice “Torna indietro, al punto di civiltà più vicino. Mancano quaranta minuti alla tua destinazione“.
Bella gita però, no? Io amo la campagna inglese“, dice la capa.
No, la campagna mi fa schifo. Mi piace solo il mare“. Mi merito tutto.

Finalmente arriviamo e so che non durerò molto in questa situazione così falsa e ridicola. Allora parto all’attacco, mi presento a tutti i personaggi della mia lista, spando brochures e business cards come il mago Silvan. Alle 12.30 ho già finito, ora mi posso rilassare. Non è nemmeno andata così male. Erano simpatici, o forse è solo che sono riuscita a guidare io le conversazioni.

La mia parte è fatta, ora si pranza, se potessi pure togliermi le scarpe sarebbe tutto perfetto. Mi servo dal buffet, stranamente non costituito di soli sandwiches, e poi vado a prendere dell’acqua.

In un tavolo in fondo alla sala trovo dieci tipi di té, un solo tipo di caffè (brodaglico) e del finto succo d’arancia.
Dov’è l’acqua?
Giro la stanza due volte.
Dov’è l’acqua?
Dov’è l’acqua?

Inizio ad agitarmi, a sentire come della sabbia in fondo alla mia gola. Mi viene l’ansia se non trovo l’acqua. Lo sapevo che questo non era il mio posto. Mi merito tutto. Morirò di sete.

l'aridità del deserto

La mia bocca in questo momento – foto Getty Images

Fermo un cameriere in livrea e gli chiedo dove trovo dell’acqua.
Mi dice “Per questo break l’acqua non è prevista
Excuse me????
Per questo break l’acqua non è prevista
????
Per questo break si può scegliere tra tè, caffè e succo d’arancia
E cosa bevo prima del caffè scusi?
????
Non ha capito, io devo bere dell’acqua. Ora. Or I go bananas, mate, trust me
Ha paura. Ha visto la pazzia in fondo ai miei occhi e allora cede e mi dice “Comunque c’è un lavandino in una stanza….” e mi dà una serie di indicazioni grazie alle quali mi ritrovo così:

Smila Jones e la ricerca dell'acqua perduta - foto Getty Images

Smila Jones e la ricerca dell’acqua perduta – foto Getty Images

Cammino, cammino, cammino per minuti interminabili e alla fine, lontana dai rumori e dalle luci della mondanità precedente, entro in una stanzetta dove un uomo cinese, anche lui in business suite, sta prendendo dell’acqua da un lavandino.

E’ sereno, si riempie un altro bicchiere e mi sorride.
Immagino che sia venuto dalla Cina, che fosse a una conferenza nella provincia di Hangzhou, dove volevano fargli bere solo tè o caffè, ma lui, come me troppo umano, aveva bisogno di acqua e così aveva dovuto camminare giorni e notti per arrivare, stremato ma vittorioso, al piccolo lavandino, remoto ma reale.

Mi avvicino, mi abbevero come una bestia e mi calmo. Il cinese non c’è più. E’ uscito dalla stanza o era un miraggio?
Resto lì, a bere altri bicchieri d’acqua di scorta, come un cammello. Mi tolgo le scarpe e faccio un giretto, piccolo. Poi torno alla me da business suite. Mi rimetto le scarpe, torno alla insensatezza della conferenza. Incrocio lo sguardo di un business man e gli faccio un sorriso finto.

Ho bisogno di andare in vacanza.

 

11 Risposte to “Business meeting”

  1. Perchè hai ripetuto spesso “mi merito tutto?” ??

  2. rO said

    Mi fai morire. Sei una forza.

  3. baby1979 said

    Non me ne parlare, che sto morendo di nostalgia per il “nostro” mare!!!!!

  4. consolati, potrebbe essere peggio! questo è quello che dico a me stessa ogni giorno quando guardo fuori e vedo che piove a giugno, quando la mattina per uscire mi metto la giacca che a casa solitamente uso a febbraio, quando vedo gente che mangia alle scrivanie mentre lavora e quando mi dicono che il loro panino pane in cassetta e sottiletta è super-lekker! in fondo potrebbe nevicare…

  5. Mi fai schiattare smilla. Che ridere questo post. Fosse stata Scozia avresti anche avuto la scelta di sei bevande gassssate tra cui irn bru, coca cola, tango, tutte light of course perché non vogliamo diventare grassi. Ciao cammellona.

  6. capitalaslash said

    giusto giusto la scorsa settimana a Delft: pranzo con bibitone analcoliche light, succhi di mela e arancia, caffe, the (manco buono) e ovviamente… 3 l di latte intero e 3 parzialmente scremato! ma l’acqua no, quella non serve. e poi costa piu’ di tutte le altre cose

  7. 21 said

    Resto sempre stupito quando un tassista chiede a me, passeggero, l’indirizzo della mia destinazione.

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